Chuck Berry è morto lo scorso 18 marzo a 90 anni, lasciando in edeità un patrimonio di più di due dozzine di album e un pezzo come Johnny B. Goode. Questa canzone, oltre ad essere nelle case di mezzo mondo, su vinili, cd e musicassette, si ritrova anche a viaggiare nello spazio a bordo delle sonde Voyager.
Nel settembre del 1977 le sonde Voyagers partirono per lo spazio con l’obbiettivo di esplorare ciò che si trovava oltre il sistema solare. Su queste due navi si trova un disco d’oro che come spiega la NASA “rappresenta un messaggio per qualsiasi forma di vita“.
Il disco contiene un messaggio del Segretario generale delle Nazioni Unite, i saluti in 55 lingue, i suoni della terra, come quelli di animali, macchine e degli elementi naturali. Il disco contiene anche una selezione musicale. Tra i pezzi selezionati dal comitato presieduto dal divulgatore scientifico Carl Sagan, ci sono le opere di Bach, Mozart e Stravinsky accompagnati dall’inconfondibile ed elettrizzante chitarra di Chuck Berry e del suo Johnny B. Goode.
Si può dire che su queste sonde viaggia parte della vita di Chuck Berry. In un’intervista alla rivista Rolling Stones, il musicista ha riconosciuto che la canzone sia in parte autobiografica. Johnny B. Goode racconta come un ragazzo di campagna ha iniziato a suonare la chitarra per diventare una celebrità. Ma un’inedita versione del testo raccontava di un ragazzo di colore e non di un ragazzo di campagna. Nell’intervista, Chuck Berry spiegava di aver riadattato il testo da “bambino di colore” a “Country Boy” per poterlo far arrivare in radio. Correva l’anno 1958.
Go Johnny, go. pic.twitter.com/Ol5zNOB14X
— Letters of Note (@LettersOfNote) 18 marzo 2017
Le sonde Voyager si troverebbero rispettivamente a oltre 16 e 20 miliardi di chilometri dalla terra. Insieme ad esse, Chuck Berry e la sua chitarra continuano il viaggio verso l’infinito.
Go Johnny, Go.