Immaginate se un hacker figlio di pagnotta mettesse in giro i contenuti e la cronologia di tutti i cellulari della vostra città; salterebbero fuori tanti di quei segreti che la Soap Opera “Il Segreto” dovrebbe cambiare titolo in “Alla luce del sole”. Il cellulare è diventato ormai un oggetto indispensabile della nostra vita e contiene informazioni e quant’altro che ognuno di noi preferirebbe evitare di spiattellare ai quattro venti… non che nel mio ci troverebbero chissà cosa. Porno? Non conosco questa parola vostro onore… forse voleva dire “forno”. Ho capito male? Lo accendiamo? Il forno dico…
Inutile negare che molti di voi avranno fatto un salto su siti come Iuporn o Icsvideo… penso si scrivano così che non li conosco, per non parlare di chi magari ha ritenuto saggio filmarsi magari di ritorno dal panettiere con un paio di filoni e tante nuove idee cinematografiche da immortalare sul cellulare. Nel mio caso devo dire che il rischio maggiore sarebbe quello di smascherare una persona che ha cercato tante volte la parola “splatter” e gruppi di ragazze di Kpop Coreano, che sarebbe la musica pop coreana di cui io sono appassionato. Mica m’interessano le ragazze coreane bellissime e meravigliose. La musica è l’unica cosa che conta.
Ho fatto questa lunga premessa perché questo “Assassination Nation”, un film scritto e diretto da Sam Levinson, si svolge nella tranquilla città di Salem e vede al centro della vicenda proprio un misterioso hacker che tanto per fare bene il suo lavoro, decide di diffondere un video del sindaco vestito da donna nel mentre che lucidava l’argenteria. Ovviamente lucidava altro. Questo allegro e del tutto innocente scherzetto, porta il capo della città ormai messo alla gogna mediatica, a spararsi un colpo in testa davanti alla stampa e al popolo in rivolta. Cose di tutti i giorni e che accadono nelle migliori comunità. Il simpaticissimo hacker, evidentemente soddisfatto del suo operato, capisce che per non deludere Babbo Natale deve diffondere altre cose private e rovinare la vita della gente. Lohacker che bontà.
Lily, Em, Sarah e la transgender Bex, sono un gruppo di amiche che si divertono, amano la vita, amano i volatili e amano vestirsi con pantaloncini talmente corti da non lasciare spazio alla fantasia. Manco a Topolino. Ad un certo punto ho messo pausa e inclinavo la testa per cerca di capire se Lily ne avesse un paio addosso perché non volevo portarmi avanti quel dubbio per tutto il film. La stessa Lily finisce nella bufera dopo la diffusione di alcuni video hot in compagnia di un uomo sposato con cui era solita scambiarsi dei messaggini dai grandi contenuti culturali. Tipo:”Ti manco papino? Vuoi sculacciarmi?” Cose che abbiamo imparato tutti a scuola studiando Leopardi e Ugo Foscolo insomma.
Ma le cose per la povera ragazza e compagne precipitano quando un gruppo di persone cattive e puzzolenti decide di fare visita ad un nerd smanettone ed esperto d’informatica da loro ritenuto la causa di tutto, infatti il giovane confessa di aver individuato l’indirizzo ip da cui tutto è partito: casa di Lily. E così il film decolla alla grande e si sfracella al suolo sul più bello. Vi spiego perché. Una volta stabilito che Lily e le amiche del cuore devono essere punite, e poiché non era presente mio padre con il battipanni, la città cade nell’anarchia più totale e il tutto diventa “The Purge 5: cazzi tuoi”. Per le strade si fanno largo gruppi di persone mascherate con tanto spranghe, mazze da baseball, armi da fuoco e perfino poliziotti in cerca di vendetta. Probabilmente anche qualche casalinga con un Mini Pimer modificato con la ventola di un motoscafo. Tutti vogliono farsi giustizia da soli in barba alle leggi e quando il giudice Dredd serve, non c’è mai. Le ragazze vengono così raggiunte e assediate dentro casa in pieno stile Home Invasion, una fase del film che ho trovato davvero convincente e ben diretta. Se cercate in giro questo “Assassination Nation”, noterete che non è considerato un horror ma una comedy/crime, eppure ho trovato più incisivi i minuti dedicati al lato horror del film piuttosto che tanti altri horror in tutti i sensi. Di sicuro il film è una chiara denuncia verso la società americana e la sua ipocrisia. Tutto ruota attorno alla potenza dei media capaci di pilotare l’opinione pubblica moderna che non solo si nutre di notizie appresa dai giornali e dalle televisioni, ma anche sui siti web e nei social media in generale. Siamo una generazione di rincoglioniti insomma. Emblematico quando un educatore stimato da tutti, dopo la diffusione di alcune foto private, viene trasformato in un mostro senza nemmeno lasciargli il beneficio del dubbio. Scusate un attimo che devo scrivere sulla bacheca di facebook che ho appena tirato un rutto che manco nel Grand Canyon… sono sicuro che alla people fa piacere sapere tutti i cazzi miei.
Purtroppo la vicenda si perde come mio padre nei parcheggi del Tanit (l’altro giorno l’ho ritrovato dopo 15 minuti che vagava ormai in cerca di acqua) quando il film passa alla fase “revenge”, e lo fa per diverse ragioni. Il tutto diventa esageratamente trash, tanto che abbiamo pure un momento dove la protagonista, dopo essere venuta in possesso di un vero arsenale da guerra, si prepara per andare in battaglia con tanto di scena alla Schwarzenegger in “Commando”… ma il problema è che una volta intrapresa quella strada, io spettatore posso scendere anche a compromessi e accettare la svolta se poi tu caro regista, mi regali qualcosa di memorabile con tanto di festival di sangue e violenza… o qualche intermezzo di musica kpop, e invece è in questo frangente che Levinson procede con il freno a mano tirato e ci accompagna lentamente verso il finale senza lasciare il segno. Nel complesso, ritengo comunque questo lavoro meritevole di essere visto e rappresenta sicuramente un’opera coraggiosa e non banale da parte del giovane regista.