Oggi voglio essere buono, finalmente dopo diversi giorni di brutto tempo, vedo i raggi del sole entrare nella mia camera da letto e questo mi rende felice e trasmette la forza per non distruggere quella catena dell’Himalaya di cacca fatta a film che ho appena finito di vedere. Perché signore e signori, questo “Bedevil” è una roba che vi giuro avrei preferito passare l’ora e mezza di durata a fare una gita in canoa nel Triangolo delle Bermuda. Con il mare in tempesta. E senza salvagente.
Questo bellissimo film horror è stato diretto dai Vang Brothers, nomi che mi sono subito segnato nell’agendina delle persone a cui fare il voodoo. Ora… già sarebbe incredibile che un solo cervello possa partorire un simile cappiolavoro cinematopenico, ma addirittura mettersi in due per raggiungere un simile risultato, deve essere stato un vero orgoglio per la famiglia Vang.
Il film parla di una app killer. Avete capito bene, le genti vengono uccise tramite una app e questo è quanto. Del resto se una volta avevamo una vhs capace di uccidere dopo 7 giorni chi l’aveva vista, è normale che anche il maligno si aggiorni e faccia progressi. Tra qualche anno sono sicuro che avremo l’assassino in 8K hdr che uccide tramite le prese hdmi quando il cavo viene comprato dai cinesi. Che poi parliamoci chiaro, certo volte anche l’idea più banale e all’apparenza idiota può rivelarsi interessante se ben realizzata, vedi “Quella Casa nel Bosco”, ma state tranquilli che non è questo il caso. Qui si ride e si sparano puzzette tra una grattata al culo e l’altra cercando un senso alla vita e al perché vengano ancora prodotti film simili. Probabilmente un giorno si scoprirà che lo fanno solo per farmi incazzare e invocare Pazuzu. Bravi.
E così all’inizio del film vediamo questa tipa che ha a che fare con una app di quelle che parlano – tipo Siri – e fanno le cose. Questa spegne le luci, accende le luci, accende le spegne ecc, fino a quando la ragazza vede qualcosa e muore. Tutti i suoi amici sono tristi e si chiedono come e perché sia morta, quanto successo appare infatti molto strano e tra l’altro alcuni di loro, alle prese con la stessa app, iniziano a vedere le cose. Ed è qui che il genio del gruppo se ne esce spiegando che tramite l’elettromagnetismo prodotto dal cellulare si può prendere l’alzheimer o il cancro. Una soluzione ovvia, perché giustamente la loro amica viene ritrovata presentando proprio quelle precise condizioni. Un tumore in testa nato e cresciuto in 5 minuti durante una partita a Candy Crush. Con un pizzico di alzheimer per non farsi mancare niente. Tutto molto logico insomma.
Ma non vi preoccupate perché i momenti intelligenti in questo lavoro fioccano come fioccava la merda dal culo dell’ippopotamo nel famoso video che si trova su youtube. Se non lo avete mai visto, cercate “Ippopotamo spara cacca”, quello si che è un capolavoro.
Abbiamo dunque la bionda, il cinese e il nero che entrano in un bar… sembra quasi l’inizio di una barzelletta… vabbè, abbiamo i soliti amici che si ritrovano coinvolti nel mistero misterioso che ruota attorno a questa app chiamata “Bedevil” e soprattutto abbiamo orsacchiotto. Cosa c’entra “orsacchiotto” in tutto questo? Ci arrivo tra poco. I nostri eroi si convincono che Bedevil non abbia niente a che fare con la morte della loro amica, anche perché oltre l’idea folle, all’inizio la stessa app sembra una delle tante, molto simpatica e utile, almeno fino a quando le visioni iniziano ad aumentare e allora intuiscono che le loro uozappalle sono in pericolo. La malefica applicazione è infatti in grado di dare vita a delle entità che rappresentano le paure e fobie di ognuno dei protagonisti, creature che proveranno ad ucciderli. Abbiamo per dire il belloccio con la fobia dei clown e la ragazza con il terrore di un vecchio peluche: un orsacchiotto. Proprio quest’ultima darà vita ad una scena che forse è l’unico motivo valido per vedere questo film, vi dico solo che proprio in quel momento stavo bevendo una tazza di caffè formato gabinetto per tenermi sveglio, e per non affogare dalle risate, ho spruzzato tutto sopra il lenzuolo con un rapido movimento della faccia per evitare di dover portare il portatile alla Lavazza per farmelo riparare.
In conclusione, posso dire che questo film è un insulto a qualsiasi insulto. Se la batte perfino con “Kuntilanak”… anche se quest’ultimo vince sempre perché dura troppo e durante la visione si rischia più volte di colpirsi da soli con una matita negli occhi, però siamo quasi allo stesso livello.
I fratelli Vang mettono in piedi le solite cose visite e straviste senza sforzarsi minimamente di creare qualcosa di originale: la vittima avverte una presenza; le mie palle iniziano a gonfiarsi; la vittima si guarda intorno; jump scare; la vittima corre e lo fa sempre nella direzione sbagliata; il male corre verso la vittima urlando; le mie palle esplodono. Fine.
Non si sono impegnati manco per realizzare le varie creature – escluso l’orsacchiotto – dato che indovinate? Abbiamo pure la solita presenza che quando cammina si contorce e scricchiola. Un bel film insomma, che se avesse partecipato a qualche festival horror avrebbe vinto tutti i premi a palle basse.
Non fanno più le applicazioni di una volta…