In una società di consumo ci sono inevitabilmente due tipi di schiavi: i prigionieri delle dipendenze e i prigionieri dell’invidia.
Ivan Illich
Possiamo sempre dubitare del fatto che questo mondo meriti o no di essere salvato ma ciò su cui non possiamo più dubitare è in che modo il nostro pianeta finirà per deperire: sarà il consumismo nelle sue forme più crudeli ad ucciderlo. L’industria tessile, l’agricoltura intensiva, la tecnologia e la sua obsolescenza programmata.. Tutti prodotti per essere prontamente consumati e dimenticati. Dalla plastica al cottone, tutto ciò che ci circonda è stato prodotto per farci consumare e generare profitto destinato ad un 1% della popolazione mondiale. L’intero pianeta è diventato così schiavo di una minima parte dei suoi parassiti. I consumatori non guadagnano niente, anzi, il vero prezzo che pagano non possono nemmeno quantificarlo, non basterebbe una vita a pagarlo.
Soltanto i colossi possono dirsi soddisfatti. Non conta fare o produrre della roba bella o semplicemente innovativa, se non serve a superare i profitti del precedente periodo, non è niente. E’ così che si finisce nel vortice mortale. Dal momento che i consumatori umani non sono prevedibili al 100% e un po’ di incertezza nel loro comportamento rimane sempre, resta un solo paradigma infallibile: seguire ciò che economicamente conviene. Offri loro lo stesso prodotto ad un minor prezzo, e nessuno ti farà domande.
Così i grossi appaltatori dell’industria del Fast Fashion, dalla sicurezza dei loro lussuosi uffici, giocano con l’equilibrio globale delle economie emergenti, vendendo se stessi al miglior offerente. I produttori delle cosiddette economie emergenti “forzati a dover abbassare sempre di più i prezzi” prendono la loro fetta di guadagno sulla pelle degli ultimi: le lavoratrici. The True Cost mostra la cruda realtà di questi centri di produzione massiva attraverso la testimonianza diretta di lavoratori e padroni. Fra tutti gli orrori descritti, quello dell’incidente del Rana Plaza avvenuto a Savar, in Bangladesh, potrebbe essere definito come il Guernica Orientale. Una tragedia annunciata, prevedibile e dimenticata con la stessa velocità con la quale si produce e si vendono vestiti.
True Cost è anche un avvertimento. Oltre al capitale umano, ogni volta che acquistiamo una maglietta o un paio di calze di cotone a 1€, stiamo inquinando. Avete mai pensato dove vanno a finire tutte quelle sostanze chimiche necessarie per il trattamento delle pelli o delle scarpe? Davvero credete che il costo di produzione e smaltimento possa essere così basso da permettere la vendita al dettaglio dall’altra parte del mondo a soli 10€ ? No, non ci credete, fate solo finta di non sapere… perché vi conviene. Ed è qui che si apre un nuovo capitolo, che il film dedica a noi consumatori finali: Il nostro desiderio di ricchezza e la nostra crescente povertà di spirito.
Più consumiamo, più infelici ci definiamo. Non ci sentiamo mai appagati proprio perché ciò che acquistiamo non nasce da un reale bisogno. La pubblicità -e il marketing in generale- non vende il prodotto ma un’esperienza mediata tramite il consumo e l’acquisto di una merce. E’ l’invidia a stare alla base di tutto, la pubblicità ci di-mostra come quello che non abbiamo (ancora) ostacoli la nostra felicità.
Altra considerazione portata alla luce è l’abbassamento costante dei prezzi per un settore che vive un’accelerazione a livello globale inaudita. Vent’anni fa consumavamo molto meno. Oggi acquistiamo ad ogni occasione e ci illudiamo di avere un potere d’acquisto che non corrisponde alla realtà. I nostri genitori, ad esempio, potevamo comprarsi negli anni 70-80 una casa e forse qualche maglietta in meno di noi, a differenza loro, noi possiamo comprare una maglietta alla settimana e un paio di scarpe al mese, ma non ci basterà una vita per poter saldare il mutuo.
“La legge di mercato e il libero scambio aiutano la crescita e lo sviluppo economico delle popolazioni.” Quante volte abbiamo sentito questa frase a giustificazione di questa produzione low-cost schiavista? E ancora “Il capitalismo è l’unica forma di economia funzionante e la legge di mercato regola se stessa”. Beh, io non sono d’accordo. Il capitale umano, sebbene quantificabile, non può essere pensato a prescindere da dei valori morali di base. Il consumismo è il sintomo di una malattia che ci sta portando alla rovina e dopo aver visto questo film sarete sicuramente d’accordo con me o diventerete come loro: i mangia uomini, i colossi.