Un nuovo film horror originale Netflix è approdato sulla famosa piattaforma di streaming, e lo ha fatto suscitando in me lo stesso interesse di un documentario sulla riproduzione del pesce palla. Premetto subito che questo lavoro è tratto da un libro di Tom Lebbon, libro che io non ho mai letto ma che da quanto leggo in giro, non è niente male, quindi se troverete delle analogie con “A Quiet Place”, non è colpa di John R.Leonetti, il regista di questo film. Tutto il resto invece è colpa sua e se mai vi venisse voglia d’insultarlo malamente durante la visione di questo ennesimo cappiolavoro targato Schiflix, fatelo senza freni, magari coinvolgendo anche tutto il condominio.
“The Silence” ci mette davanti alla storia di una famiglia in fuga da alcune creature preistoriche carnivore e per nulla amichevoli simili a dei pipistrelli giganti e con i denti adatti per una pubblicità della Mentadent. Questi simpatici animaletti sono infatti usciti dal loro nascondiglio sotterraneo pronti per divorare qualsiasi cosa riescano a percepire con il loro possente udito da Superman vista la loro totale cecità. Per questo motivo, la prima regola per evitare di diventare la portata principale del loro pranzo di pasquetta, bisogna fare silenzio. In “Bird Box” non si doveva guardare, e qua non si deve parlare. Vista e udito ce li siamo giocati. Nel prossimo film, non si potrà odorare e tutti dovranno respirare con la bocca. Usare l’olfatto potrebbe dare vita a una gigantesca creatura composta da ossigeno demoniaco in grado di fare implodere i polmoni delle persone e portare alla visione dei Cugini di campagna al posto dei Queen durante il Live Aid. Punto cardine del film, una scena dove i protagonisti finiscono in un centro pieno di persone con problemi di aerofagia e tutti a respirare con la bocca. Film horror del secolo. Torniamo a “The Silence”.
Nella parte del padre di famiglia Hugh, abbiamo Stanley Tucci. Mica un attore qualunque, ma Merdflix quando si tratta di sprecare, lo fa sempre in grande stile. Miranda Otto interpreta sua moglie Kelly e Kiernan Shipka (già vista nelle terrificanti avventure di Sabrina) nei panni di sua figlia Ally, una ragazza rimasta sorda a causa di un incidente.
Nell’allegra famiglia in fuga ci stanno anche un altro figlio e lo zio e la nonna dei ragazzi, personaggi con lo stesso spessore della velina che mettono in salumeria per separare le fette di salame. Manco a dirlo, la condizione di Ally si rivela una sorta di arma segreta per tutti, capaci infatti di usare il linguaggio dei segni per comunicare ed evitare così di essere sentiti dalle creature. Peccato che invece di sfruttare questo particolare per uno stile di narrazione “diverso”, i nostri usino le parole più di mia madre durante studio sport, quando puntualmente non mi fa sentire mai mezza notizia. La sceneggiatura di Carey e Shane Van Dyke (Chernobyl Diaries) poi è davvero di basso livello. Giusto per farvi capire, tra la gente è ormai chiaro come fare silenzio sia fondamentale per salvarsi le chiappe. A un certo punto i nostri eroi si trovano davanti a uno sconosciuto che punta un fucile a pompa contro il cane di Ally, reo di abbaiare come se non ci fosse un domani. Cosa fa il tizio per scongiurare l’arrivo delle creature? Spara un colpo di avvertimento in aria. Scelta saggia e assolutamente logica. Giustamente per richiedere il silenzio della povera bestiolina, sparare un colpo di fucile era la scelta migliore. Io se fossi stato in lui, avrei anche organizzato un lancio di fuochi d’artificio e cercato di risolvere la cosa con effetti pirotecnici. Ma mi prendete per il culo?
Manco a dirlo, la tensione in questo film è tipo l’Italia durante gli ultimi mondiali di calcio: assente.
Non ci si spaventa mai, le creature sono troppo presenti in scena e quindi non si crea neppure un minimo di quella suspance che in “A Quiet Place” era senza dubbio più ricercata. Ma poi questi mostri rimasti nella Batcaverna nei secoli come caspita hanno fatto a sopravvivere tutto quel tempo? Avevano una riserva di yogurt alla frutta e kinder pinguì? Poi dopo anni passati al buio, questi svolazzano allegri sotto il sole senza manco usare una crema protettiva come se nulla fosse.
Boh… queste sono domande che dovrei rivolgere a chi ha letto il libro giusto per capire se nel film si sono dimenticati di renderci partecipi di qualche particolare importante. Sulla strada della famiglia Tucci si presenta anche una sorta di setta di gente appena appena deviata, i soliti individui capaci di vedere un messaggio religioso davanti a un evento di tipo apocalittico. Persone simpatiche da “ma giratemi i coglioni”, giusto per capire. Questi tenteranno di rendere movimentata la vita dei protagonisti e di far salire la tensione agli occhi delle spettatore, con risultati simili a quelli degli occhiali a raggi infrarossi per vedere attraverso i vestiti delle ragazze che si potevano ordinare negli anni 80′ dai giornalini tipo “Intrepido”. Manco per il cazzo.
I pipistrelloni assassini non sono neppure realizzati malaccio, quindi qualche spicciolo per realizzare questo film lo avranno anche speso, il che è un peccato perché il risultato finale poteva indubbiamente essere migliore.
Il finale poi è veramente tirato via di fretta, sembra quasi come la conclusione di un episodio di un telefilm. Adesso mi aspetto il secondo capitolo. Ma anche no.
In conclusione, ennesima occasione fallita da Netflix ed ennesimo prodotto da spedire in un buco nero. Uno però impossibile da fotografare perché altrimenti sarebbe fatica sprecata. Chiaramente se siete abbonati potete anche provare a darci un’occhiata, se partite senza grosse pretese, ma proprio minuscole, una serata a base di birra e rutto libero ci può stare.