C’erano una volta le coppie felici, quelle che andavano a passare un fine settimana in una baita tra i boschi con l’intenzione di vivere giorni di fuoco tra le lenzuola, ma non è questo il giorno. In questo film diretto da Colin Minihan, regista tra gli altri di “Deserto Rosso Sangue” edito da noi dalla Midnight Factory, la coppia in questione è composta da due donne con una bassa propensione alla discussione e un’alta inclinazione nel prendersi a calci in culo.
Come dicevo, la storia vede come protagoniste Hannah Emily Anderson nella parte della dolcissima e leggermente psicopatica Jackie, e Brittany Allen nei panni di Jules, la sua innocente mogliettina con un corpo in adamantio che Wolverine spostati. Ci arrivo dopo.

Questa coppietta felice come il testo di “Felicità” di Al Bano e Romina Power, prossimo nuovo inno nazionale in Ucraina, decide di festeggiare il primo anniversario del loro matrimonio in un meraviglioso e ovviamente isolato chalet appartenente a Jackie situato nei pressi di un lago. Uno di quei posti dove sarebbe uno spreco non fare fuori qualcuno tra una canzone attorno al fuoco e una corsa tra la natura tipo Georgie che corre felice sul prato nel suo bel mondo che pare fatato.
Tutto sembra procedere per il meglio tra baci e carezze, sesso e lamponi, ma dopo l’improvvisa capatina di una vecchia amica di Jackie che vive dalla parte opposta del lago e che appena la vede la chiama con un altro nome, le cose iniziano a cambiare negli atteggiamenti di Jackie. Quest’ultima diventa infatti sempre più strana e iniziano a saltare fuori dei segreti sulla sua vita passata. Jules ovviamente non la prende benissimo, ma la forza dell’amore la porta a perdonare la psyco mogliettina che, per ringraziarla di tanto affetto, la butta giù da un burrone. Durante quella scena ci avrei visto bene un paio di Orsetti del cuore ad applaudire il momento. Io comunque devo ammettere che ci sono rimasto male, perché per un attimo mi sono messo nei panni di Jules e vedere la persona che ami compiere un gesto simile penso sia l’equivalente di ritrovarti su un’isola deserta con un pacco di fette biscottate e un barattolo della nutella vuoto.

Prima ho citato Wolverine, ebbene la nostra cara Jules nonostante il discreto volo con tanto d’ingresso sul terreno che se ci fossero stati i giudici con le palette fioccavano i 2, sopravvive. Quando Jackie si reca infatti sul fondo del precipizio per vedere il cadavere della moglie e mettere in piedi una recita provata davanti a uno specchio con cui convincere le forze dell’ordine che fosse capitato un brutto incidente, non la trova sfracellata dove dovrebbe essere in quanto già bella che in fuga nella foresta. Il tutto con qualche ferita lieve sparsa qua e là quando avrebbe dovuto riportare come minimo sei o sette fratture scomposte per non dire che sarebbe dovuta finire direttamente al campo santo. Ma facciamo che ha avuto solo culo, anche perché c’era un film da girare.
Parte così la caccia di Jackie che cerca disperatamente di ritrovare la sua preda, e lo fa con tanto di fucile a pallettoni e tuta mimetica perché le cose vanno fatte bene e una simile missione richiedeva una tenuta diversa dal cercatore seriale di funghi. Jules non può fare altro che scappare e cercare di evitare una discussione con la moglie su chi deve lavare i piatti il fine settimana, e assistiamo così a una sorta di survival/nascondino/drama neppure tanto male, soprattutto grazie alle due attrici convincenti quasi come Tom & Jerry. La Anderson soprattutto mi ha colpito molto. In certi momenti è tanto carina e meritevole di abbracci salvo passare un attimo dopo ad assumere espressioni degne di una persona talmente deviata da avere un paio di rotatorie nel cervello. Altrettanto brava la Allen, capace di trasmettere tutta la disperazione di una donna che si ritrova da vivere un sogno a ritrovarsi coinvolta in un vero incubo. Neppure le discussioni casalinghe su di chi fosse la colpa per la bolletta tanto alta della luce sarebbero potute arrivare a tanto. Io che accendo la stufa pure quando mi siedo sul gabinetto per evitare di congelarmi le chiappe so bene di cosa parlo.

Colin Minihan riesce a tenere abbastanza in alto il ritmo per tutta la durata della sua opera, rendendo la visione piacevole e la tensione su buoni livelli, e ci regala pure un twist niente male, per quanto diverse cose proprio nella parte finale, non mi abbiano convinto del tutto. Alcune scene sono anche abbastanza violente e di ottimo impatto visivo, una cosa che apprezzo sempre in questo genere di film.
Mi sento quindi di promuovere questo “What Keeps You Alive”, un film che nella sua semplicità resta un prodotto più che discreto e ideale da vedere in luna di miele.