Chuck Lorre ci è riuscito ancora una volta nonostante Netflix. La sua nuova produzione è un piccolo capolavoro di ironia e cinismo dentro un contenitore così difficile per le sitcom com’è -a mio avviso- una piattaforma che consegna allo spettatore l’intera stagione (o stagioni) in un solo colpo.
Malgrado la presenza di un ben ritrovato Michael Douglas, devo dire che non ci avrei mai scommesso. E invece, il metodo Komisnky, superate le prime 3 puntate, prende il volo in pieno stile Due uomini e mezzo. Perché sì, è inevitabile pensare ad Alan e Charlie quando ci si ritrova davanti Norman e Sandy.
Un po’ Charlie ma anche un po’ Leonard, molto Sheldon invece per quanto riguarda l’amico inseparabile di Sandy Kominsky: Norman Newlander, manager e amico di gioventù del primo. Una scuola di recitazione diventata famosa a spese di una carriera mai partita per davvero che ci riposta all’appartamento di The Big Bang Theory.
Dispersi ma diversamente organizzati, i personaggi dell’immaginario di Lorre funzionano di nuovo. Non ci si stanca di guardare e nemmeno ci si annoia.
Cosa trovo di originale allora? Il tipo di recitazione: i dialoghi acquistano una dimensione più fisica e lo spostamento dei protagonisti in una fascia di età molto diversa. Ci si fa ironia sulla vita, la morte e il tempo, attraverso le vicende quotidiane di due uomini arrivati ormai alle porte della vecchiaia. Battute intelligenti con tempi comici tenuti benissimo; lo spettatore fa presto ad innamorarsi dei due personaggi e della loro storia. Il dramma c’è, ma non rallenta né appesantisce la fruizione delle puntate. La distribuzione delle sequenze è ben riuscita e non trovo praticamente nessun difetto narrativo, per dirla con Beckett: Niente di più comico dell’infelicità.
Speriamo non ci facciano attendere un intero anno per la seconda stagione.
https://www.youtube.com/watch?v=VwSCJMcA8uM