L’altro giorno stavo cercando di girare un filmato della mia collezione di manga ed action figure nella mia cameretta e ho avuto non poche difficoltà tecniche tra inquadrature e luci. E parliamo di una stanza di 20mq. E’ in quel momento che mi sono ricordato di non aver ancora visto “Unsane”, un film che Steven Soderbergh ha girato esclusivamente che un iPhone. Non so se ci siamo capiti… questo ha girato un intero film usando un cellulare laddove io la notte di Natale ci ho messo mezz’ora solo per riuscire a farmi un selfie con il cane di mio zio. E non ci sono riuscito. Alla fine, dopo essermi quasi slogato una spalla, mi sono fatto fare la foto da mio cugino altrimenti rischiavo di arrivare alla notte di San Silvestro con il braccio secco.
E voi direte:”Si ok, ha girato un film con il cellulare, che bravo… ma minimo fa cagare e sarà una roba tipo i video che faccio io quando vado in vacanza!”. E invece no. NO. Perché “Unsane” è un thriller di una tale bellezza cinematocellulistica, che nei prossimi piani tariffari dovrebbero offrire 30gb di connessione, 1000 minuti verso tutti, e un’ologramma di Steven a ricordarci che con il telefonino si possono fare cose incredibili. Oltre passare certi livelli da bestemmie olimpioniche di Candy Crush ovviamente.
Protagonista della vicenda è Sawyer Valentini, una giovane impiegata in un ufficio di non so cosa, interpretata da una convincente Claire Foy, ovvero la regina Elisabetta II della serie “The Crown”.
Mi inchino davanti a Sua Maestà.
In una delle primissime scene del film, vediamo Sawyer abbordare un tizio in un locale conosciuto su Tinder, un altro modo per usare bene il cellulare, e portarselo a casa per giocare con lui a monopoli. Non è vero niente. La ragazza, che appare decisa e sicura di se, mette da subito le cose in chiaro: facciamo sesso e tanti saluti. Tutto sembra procedere per il meglio quando sul più bello, colta da una sorta di crisi tipo quelle che ho io quando subisco un gol di merda giocando a Fifa con la playstation, prima si butta in terra e dopo fugge in bagno terrorizzata. Rimasto senza parole, il ragazzo capisce che Capitan Pennello quella notte sarebbe rimasto nelle mutande e la scena diventa davvero tristissima. Mettetevi nei suoi panni, con il missile bello in piedi e ormai sul punto di decollare da Cape Canaveral e sentire il classico:”Houston, abbiamo un problema”.
Sawyer decide di farsi visitare da una psichiatra e scopriamo che la reazione avuta la notte precedente, è dovuta ad un problema di stalking subito qualche mese prima; problema dal quale la ragazza ha difficoltà ad uscire. Durante la seduta, Sawyer confessa di aver avuto pensieri suicidi e così la psichiatra decide all’insaputa della sua paziente, di farla trattenere nella struttura per tenerla sotto controllo e aiutarla. Immaginate che situazione meravigliosa… andate dal dottore per farvi prescrivere due supposte e lui ve la mette nel culo – non la supposta – facendovi internare senza possibilità di fuga senza dirvi niente. Sawyer si ritrova così rinchiusa insieme ad altri disagiati, a prendere pillole contro la sua volontà e a cercare un modo per riuscire a portare le sue chiappe fuori dalla casa della felicità. Peccato per lei, che neppure una telefonata ai sempre affidabili poliziotti cambierà la sua situazione. Ma è a questo punto che viene il bello della vicenda, perché tra i vari infermieri che si occupano dei degenti, Sawyer afferma di conoscerne uno (interpretato da uno straordinario Joshua Leonard) che altri non sarebbe se non il suo amato stalker, arrivato al punto di farsi assumere pur di continuare a perseguitarla. Quando la costanza e la determinazione sono tutto nella vita.
Ovviamente nessuno le crede e la prendono tutti per una fuori come uno shuttle, anche perché Sawyer ogni tanto ci mette del suo con attacchi isterici che sinceramente anche a me sarebbe venuta voglia di legarla a letto e buona camicia di forza a tutti. Ma il suo racconto sarà vero? Sarà falso? Sarà svegliati è primavera? A voi scoprirlo guardando questo film girato con un cellulare. Scusate ma lo devo ripetere ogni tanto. GIRATO CON UN CELLULARE. Ed è proprio quest’ultimo al centro della vicenda, uno strumento tanto indispensabile che quando la nostra protagonista riuscirà a venirne in possesso grazie ad un altro paziente, esso rappresenterà l’unica possibilità per comunicare con l’esterno e cercare aiuto in sua madre, l’unica persona in grado di credere al racconto della figlia. Cuore di mamma.
Questo film è capace di trasmettere angoscia, paura e anche fastidio, perché vi giuro che ad un certo punto sarei voluto entrare dentro l’istituto per prendere a schiaffi la direttrice e il primario e usare il mio cellulare non per girare un cortometraggio, ma per tirarglielo in testa. E secondo me tirato di sbieco e con la giusta forza, quella imparata dal maestro Jedi “Yodafone”, potrebbe essere un’ottima arma. Perché ci s’immedesima davvero tanto nella condizione di disagio e impotenza in cui si ritrova la nostra protagonista, e l’unica cosa che possiamo fare è seguirla nel suo incubo e sperare che tutto finisca per il meglio.
“Unsane” è a mio avviso un thriller/horror notevole. Era da diverso tempo che non rimanevo così soddisfatto dopo aver visto un film di questo tipo, tanto che secondo me dovrebbero eleggere Soderbergh come capo supremo della Apple. Per quanto mi riguarda, cercherò di non arrendermi più davanti alle difficoltà in fase di selfie e varie ed eventuali e magari tra un paio di anni riuscirò a girare un film tipo “Avengers” con il mio Samsung da 250 euro. Perché il buon Steven è un maestro di vita.