Un paio di giorni fa hanno caricato su Netflix tale “Velvet Buzzsaw”, un film horror/thriller con la gente conta. E non mi riferisco a dei professori di matematica. Per gente che conta, mi riferisco a tizi come Jake Gyllenhaal, John Malkovich, Toni Collette, Zawe Ashton e Renè Russo. Avente sentito bene signori, qui non si bada a spese. E non ci stanno neppure i Tirannosauri cit. Immagino che almeno metà del budget sia subito andato via proprio per pagare gli attori e aiutarli così ad arrivare a fine mese senza pensare di fare domanda per il reddito di cittadinanza, ma sarà bastato per portare in porto la nave? Come ormai sapete tutti, le mie pretese verso film di questo genere in quel di Netflix, sono così basse che per trovarle bisognerebbe avere una laurea in trivellazioni, ma visto il cast e Dan Gilroy (Lo Sciacallo) dietro la macchina da presa, diciamo che prima della visione sono riuscito a ritrovare dentro me stesso un pochino di ottimismo. Ma giusto un filino… tipo quella della sottiletta che esce sempre dal toast.
La storia si svolge a Los Angeles, e ruota attorno all’arte contemporanea in tutte le sue forme. Rhodora Haze (Renè Russo), una donna tutta d’un pezzo simpatica più o meno come chi lascia il rotolo della carta igienica vuoto senza sostituirlo, è il boss di una delle più importanti gallerie d’arte della città, mentre Morf Vanderwalt (Jake Gyllenhall) è un famoso critico d’arte molto eccentrico a cui piace non solo la patata, ma anche la zucchina. Un vero ortolano insomma.
Il tutto decolla quando entra in scena un pilota d’aerei. Quanto sono simpatico.
No, in realtà il film prende quota quando Josephina, una giovane in cerca di successo che lavora per Rhodora, ritrova il corpo privo di vita di uno degli abitanti del suo stesso palazzo, un vecchio di nome Vetril Dease. Dopo essere entrata all’interno dell’appartamento di quest’ultimo perché mi sembra giusto farsi i cazzi degli altri, soprattutto dopo che sono morti. Josephina si ritrova davanti a tantissime tele dallo stile accattivante e conturbante, diciamo da consigliata grattata ai testicoli, e così scopre che il vecchio era un vero artista con il pennello nel sangue e con qualche problemino. Un oscuro passato avvolge infatti il defunto artista, che tra le altre cose, aveva lasciato l’ordine di bruciare tutte le sue opere. Ma Josephina se ne sbatte altamente la ciolla e dopo aver fatto vedere alcune tele a Morf, che ne rimane colpito come se avesse visto la Madonna, capisce come quella possa essere l’occasione che aspettava per diventare famosa, fare i soldoni e girare in Bugatti.
E così grazie ad alcuni sotterfugi messi in piedi da Rhodora, la giovane rampante riesce ad ottenere i diritti sulle opere a patto di appoggiarsi alla galleria della stessa, mentre Morf riesce ad ottenere l’esclusiva sulla pubblicazione di un libro sul lavoro di Vetril Dease. E vissero tutti felici e contenti. Ma anche no.
Ovviamente queste opere riscuotono un successo clamoroso tanto che tutti le vogliono e si venderebbero anche la mamma a qualche sultano pur di poter avere un Dease nella propria collezione, ma le opere del vecchio bacucco, nascondono un terrificante e malvagio malvagissimo segreto e qualcuno ci lascerà le penne. Anzi, i pennelli.
Il film punta decisamente a fare della satira sul mondo dell’arte, dove c’è chi ci capisce qualcosa e chi no, come me del resto. Ad un certo punto del film vediamo una sfera gigante con due buchi dove le persone possono infilare le mani perché si. Io ci avrei cagato dentro. Perché non capisco l’arte probabilmente. Questa satira del resto è messa fin da subito in luce con il personaggio interpretato da Gyllenhaal, un critico ossessionato dal gusto estetico il cui giudizio è preso molto in considerazione nell’ambiente. Della serie che dopo una critica feroce di Morf, un tale dalla disperazione quasi si ammazza in macchina. Bella gente insomma, dove tra gli altri spicca anche il personaggio interpretato da Malkovich, un pittore in cerca d’ispirazione di quelli che fanno i quadri mettendo quattro colori a cazzo su una tela. Insomma… un pittore come potrebbe essere chiunque di noi se solo un critico decidesse di vedere nelle nostre opere un possibile capolavoro invece di una cagata a spruzzo multicolore.
Questo “Velvet Buzzsaw” alla fine risulta un film divertente quanto basta, non annoia e ci sono alcuni momenti davvero carini, però sembra quasi procedere con il freno a mano tirato per tutta la sua durata, che sfiora le due ore. Tra tutti i protagonisti spicca sicuramente Jake Gyllenhaal, davvero convincente nel dare vita al suo personaggio.
In conclusione, si tratta di un horror/thriller con una spruzzata di allegria, ideale per una serata poco impegnata da pizza e rutto libero. Considerata la mondezza presente su Netflix, questo è quasi un mezzo capolavoro.