Le pubblicità sessiste, negli anni sessanta e settanta era una cosa assolutamente normale, mettendo l’uomo in primo piano e lasciando la donna come succube o schiava. Inoltre, si dava molto importanza al sesso (anche oggi, ma in maniera differente) portando l’attenzione sulla seduzione del maschio verso la donna.
Ma quali sono le peggiori pubblicità di quei tempi?
Le peggiori pubblicità sessiste
“Il sesso vende” era una delle frasi ricorrenti che si potevano trovare all’interno delle pubblicità sessiste che esistevano in quei tempi, tanto che le agenzie pubblicitarie esaltavano ogni cosa che oggi farebbe rabbrividire chiunque: smog, fumo, alcol, sesso, sessismo.
Un esempio da citare è il marchio Dunlop, nella sua pubblicità di punta – ai tempi – ha utilizzato degli abiti di donne scomparse, decisamente di cattivo gusto. Esattamente come la Pernod che ha utilizzato uno slogan politicamente scorretto, contro Regno Unito e Francia.
Se parliamo di Whisky canadese, le agenzie pubblicitarie hanno da sempre cercato di puntare l’attenzione sul maschio virile e dalle grandi doti amatorie al fine di suggerire, agli uomini di berne tanto e alle donne di frequentare solo questi grandi bevitori.
Non mancavano di certo le insinuazioni sessuali, come nella pubblicità del dentifricio Crest, dove una mamma si fa consigliare dall’addetto alle vendite su cosa acquistare per la figlia e dopo un attimo di buio (un po’ come quando in un reality si chiudono in bagno), l’omino del dentifricio dice alla mamma “Prenditi cura di tua figlia è l’unica che hai… fino adesso!”
Nelle pubblicità sessiste degli anni settanta il grande comune denominatore era la figura della donna languida, completamente rapita dall’uomo e per tutto quello che faceva. In molte reclam vengono addirittura offese e fatte sentire come inutili, rese grandi solo dalla figura maschile.
Oggi è tutto cambiato? Così sembra, anche se potrebbe essere l’uomo oggetto di prese in giro.