“Veto maiale setoloso, peloso, sevvaggio…” Vi ricordate questa frase tratta da un film famoso? Probabilmente questo “Boar” di Chris Sun, sarebbe stato il film preferito dell’Attila di Diego Abatantuono, anche perché un horror con un “cinghiallo” assassino come protagonista, non si era ancora visto. Devo dire che il trailer mi aveva incuriosito parecchio; quello che speravo di trovare in questo film era tanto divertimento e sangue a fiumi. Le mie aspettative sono state soddisfatte solo in piccola parte, anche perché per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande, e in questo caso il buon Chris si è ritrovato in mano non un pennello cinghiale ma un pennello porcellino d’india.
Ci troviamo in Australia, paese in cui a questo punto pretendo di vedere ambientato un film con un canguro mannaro gigante, e la vita di una tranquillo paesino di campagna, viene messa in pericolo dalla presenza di un cinghiale gigante che si aggira nelle foresta vicina. Il film parte subito con le setole giuste, vediamo infatti una coppia chiusa in una tenda in piena fase pre-sesso rustico che viene messa in allerta da alcuni rumori provenienti dall’esterno. L’inizio di questo film mi ha ricordato una storia che mi aveva raccontato mio cugino. Lui e la sua famiglia erano soliti andare in campeggio ogni estate, e una notte suo fratello minore lo svegliò perché doveva andare a fare la pipì. Così lui aprì la zip della tenda e si ritrovò faccia a faccia con un cinghiale bello grosso. Senza dire niente, chiuse la tenda, si girò verso il fratello e gli disse:”Fattela addosso”. Ecco, in questo caso abbiamo una situazione molto simile, solo che il cinghiale di questo film è ancora più grosso e maleducato, tanto che le tende le usa come fazzolettini per soffiarsi il naso. Poco dopo, vediamo due contadini cacciatori che se ne vanno in giro mezzo ubriachi fino a quando non arrivano davanti a quello che resta del campeggio e di alcuni ragazzi. Preoccupati, decidono d’indagare sulla faccenda e ben presto si ritroveranno ad avere a che fare con un cinghiale poco più grande di un rinoceronte. Io prima di tutto avrei messo giù la bottiglia e avrei giurato di non bere più niente. Senza risultati ovviamente.
Nel frattempo, una mamma con la figlia e il figlio, si dirigono verso alcuni parenti insieme al compagno della donna e al ragazzo della figlia. Mi sembra giusto sottolineare lo splendido pezzo di sceneggiatura con cui si apre la scena, dato che il ragazzo inizia a parlare serenamente di come un giorno la sua ragazza, mentre si trovava al volante, gli fece un bel lavoretto di bocca. Il tutto davanti a sua madre e al fratello minore tra le risate generali. Altro che parlare di Koala e quanto eucalipto consumano in un giorno.
E così tra un discorso poetico e l’altro, i nostri amici arrivano dallo zio Bernie, interpretato da quella montagna di Nathan Jones, un tipo con una faccia rassicurante e una mano grande come la pala per girare la pizza. Uno che se ti tira uno schiaffo ti spegne il pulsante della vita insomma. E così, tutti insieme appassionatamente, decidono di andare a farsi un bagnetto al lago, ma il cinghiale si trova da quelle parti e addio, ciao ciao, auf Wiedersehen e goodbye.
Purtroppo a causa di un budget limitato, questo film non ha potuto puntare fortissimo sul suo animalesco protagonista. Quando il cinghiale appare in scena, il più delle volte lo fa senza convincere. Nelle inquadrature ravvicinate vediamo giusto il muso della bestia che si muove da una parte all’altra… credo che abbiano usato un pupazzo meccanico o qualcosa di simile, perché quando invece lo si vede intero che corre felice sul prato come Georgie, si notano degli effetti visivi davvero scarsi. Ne consegue che ci sono poche scene truculente e non ci si emoziona troppo quando il nostro setoloso amico appare in scena, il che è un vero peccato. Gli attori invece non mi sono dispiaciuti, soprattutto Nathan, che pur avendo un talento nella recitazione secondo solo a quello di Orlando Bloom quando usa una delle sue due espressioni, trasmette la giusta furia nella lotta tra l’uomo e l’animale.
Nonostante tutto, potete concedere a “Boar” un ora e mezza del vostro tempo, in giro si vede molto di peggio.
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